"La marijuana brucia il cervello" | 5 (falsi) miti sulla cannabis

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Sono tanti i falsi miti che incombono sulla cannabis come una nube pronta a demonizzarla. Bufale spesso diffuse in nome del buon vecchio proibizionismo infondato. Oggi siamo qui per fare chiarezza.

falsi miti sulla marijuana

1. La marijuana brucia il cervello

Falso .

La fake news preferita dai proibizionisti. La colonna portante della campagna contro questa pianta. "La marijuana brucia il cervello", dicono. Su quale fondamento scientifico mi chiedo.

Secondo Igor Grant, psichiatra della University of California di San Diego: "Non esiste alcuna prova di danni a lungo termine negli adulti".

Intanto, studi più recenti, si stanno concentrando sull' imaging del cervello degli adolescenti, per scoprire in che modo la cannabis possa modificare l'attività celebrale di un sistema nervoso ancora in formazione. "I dati raccolti al momento sono ancora estremamente deboli", spiega Grant.

Tuttavia, studi recenti fatti sui topi, evidenziano come piccoli dosi di THC potrebbe rallentare il declino cognitivo negli anziani. Invece, nei topi giovani, la somministrazione di THC ha compromesso le capacità di apprendimento e memoria .

Per ora, il rischio a cui andiamo in contro è la bronchite cronica. I problemi respiratori sono spesso causati dalla combustione e dal mescolare l'erba con altre sostanze, quali tabacco. Danni però facilmente evitabili. Come? Grazie all'utilizzo di un vaporizzatore .

La vaporizzazione permette il semplice riscaldamento dell'erba senza bruciarla come nel classico spinello. Evitando così le sostanze cancerogene prodotte proprio dalla combustione.

2. La marijuana è una "droga di passaggio"

Falso.

Sbandierata ai quattro venti per intimidire e convergere le masse verso il proibizionismo. Dire che: "La marijuana porta all'utilizzo di droghe pesanti" è una teoria totalmente errata, anzi. E' esattamente il contrario.

La cannabis, negli Stati in cui è legale, viene utilizzata per uscire dalle dipendenze.

Negli Stati Uniti, il consumo di oppiacei, per la facilità con cui vengono prescritti, è divenuta una vera e propria emergenza nazionale. I morti per overdose da oppiacei sono aumentati vertiginosamente, fino a toccare nel 2017 circa 47mila vittime.

Fortuna vuole che nel corso degli anni, in diversi Stati americani, la marijuana sia sta legalizzata almeno per uso terapeutico. Stati in cui, le morti per oppiacei, sono scese circa del 35%.

Arrivata come una manna dal cielo, la cannabis si è dimostrata efficace sia, come valida alternativa agli oppioidi nel trattamento del dolore, facendone calare nettamente il consumo. Sia come sostanza d'uscita per diverse dipendenze, tra cui: nicotina, alcool, cocaina e appunto, i derivati dell'oppio.

3. La cannabis non crea dipendenza

dipendenza da cannabis

Falso.

Sebbene a molti consumatori piace pensare che la cannabis non possa creare dipendenza, sfortunatamente non è così. Fumando quotidianamente, anche se in maniera nettamente più lieve rispetto alle droghe pesanti, la marijuana crea dipendenza.

A sostegno di ciò arriva uno studio, condotto dal National Institute on Drug Abuse, che afferma che circa il 30% delle persone che ne fanno un uso costante e smodato, possono sviluppare una dipendenza da cannabis. Morale? Prediligiamo sempre un utilizzo responsabile e in età adulta.

4. Si può morire per overdose da marijuana

Falso.

Non si muore per overdose da marijuana. Al contrario di tante sostanze legali, in primis alcool e tabacco che fanno morti in lungo e in largo, non esiste una dose letale di cannabis.

A confermarlo è stata la DEA (Drug Enforcement Administration). Nel 1988, dopo un'attenta analisi, lo studio riporta che: "E' tecnicamente impossibile" in quanto, un consumatore dovrebbe assumere circa 680kg di marijuana in 15 minuti.

| Per approfondire: "Morire per overdose da marijuana: tutta la verità"

5. La cannabis non ha valore medicinale

Falso.

Nulla di più falso. La cannabis, sin dall'antichità, è nota per le sue virtù terapeutiche. Tutt'oggi, il suo impiego sempre più vasto in campo medico ne è la conferma. Infine, lo scorso Dicembre, dopo 50 anni, l'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ha riconosciuto il suo valore terapeutico. Depennando così la cannabis dalla Tabella IV all'interno della quale sono inserite le sostanze stupefacenti “particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto”.

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