Abbiamo lottato, ci abbiamo creduto e alla fine ce l'abbiamo fatta. Il Referendum sulla cannabis è salvo. Il governo proroga la data di scadenza per la presentazione delle firme in Cassazione fino al 30 Ottobre. Ma ora, cosa succede?
Facciamo un breve riepilogo. Dopo aver raggiunto la soglia delle 500 mila firme, in tempi da record, i comuni avevano il compito di inviare i certificati elettorali che attestino e confermino la firma degli elettori. Compito a cui, molti dei quali, non hanno adempito.
In Italia, il tempo per la raccolta delle firme va dal 1 Gennaio al 30 Settembre, fatta eccezione per quest'anno, causa pandemia. A Giugno, infatti, era stato deciso che tutte le raccolte in corso avrebbero avuto tempo fino al 30 Ottobre.
“Non stiamo chiedendo un favore, un privilegio, ma una riparazione dovuta per un danno che è già stato fatto, perché molti Comuni non hanno restituito le firme certificate entro le 48 ore, termine improrogabile per legge”, aveva sottolineato Riccardo Magi, Presidente di +Europa.
Un'inadempienza da parte del Governo che ha scatenato la reazione di migliaia di persone, sostenitori della causa, che pretendevano il riconoscimento dei propri diritti.
Diffida dei comuni, manifestazioni e sciopero della fame. Scesi in strada, nelle piazze, sotto Montecitorio, in nome della Democrazia. E' stata sofferta, ma alla fine l'obiettivo è stato raggiunto. Il Cdm ha approvato la proroga fino al 30 Ottobre. Ma ora cosa succede?
Qual è l'iter da seguire?
Una volta raggiunte le 500 mila firme, queste vengono depositate presso la Corte di Cassazione. Corte che dovrà verificare che siano state rispettate le leggi che regolano il referendum. Fatto ciò la palla passa alla Corte Costituzionale, che dovrà assicurarne l'ammissibilità.
Dopodiché, in caso di esito positivo, interviene il Presidente della Repubblica, che indice con un decreto il referendum, fissandone la data. Ricordiamo che, il referendum abrogativo, si può svolgere esclusivamente una domenica tra il 15 Aprile e il 15 Giugno, salvo imprevisti.
Il giorno del voto, per far si che il referendum sia valido, è necessario che a votare vadi almeno la metà più uno degli aventi diritti al voto. Inutile dire che, raggiunto il numero minimo, che in Italia è all'incirca 23 milioni, per essere approvato, il numero di SI deve superare i NO.
Noi cosa possiamo fare?
Il nostro impegno è fondamentale per la realizzazione di questo sogno. In Italia non si parla mai di cannabis, o, quando lo si fa, è per demonizzarla. La disinformazione è all'ordine del giorno. Noi dobbiamo spingere sul fronte opposto. Ecco alcune iniziative a sostegno della causa:
- "Dopo aver raccolto circa 600.000 firme online, non abbiamo nessuna intenzione di fermarci." scrive Meglio Legale sui social, annunciando così l'inizio della raccolta firme, strada per strada, città per città, regione per regione. Cosa aspetti? Apprestati a firmare.
- Informare, nel nostro piccolo, più persone possibili, sui motivi per cui, la legalizzazione della cannabis, è una questione di primaria importanza nel nostro Paese. Benefici economici, sociali e ambientali a sostegno di una società in frantumi.
- L'unione fa la forza è il nostro motto. Partecipare a manifestazioni che portino in alto il nome di questa pianta sacra. Farci strada in mezzo alle macerie, per farci sentire, anche da chi è duro d'orecchio. Attirare l'attenzione dei mass media. Gridare al mondo intero che la cannabis non è solo una droga da cui stare lontano.