Germania: una legge che liberalizza la canapa industriale

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In Germania è stata appena approvata una legge che liberalizza la coltivazione di canapa industriale. L'obiettivo? Incentivarne la produzione.

La proposta del governo tedesco ha rimosso la cosiddetta "clausola d'abuso", che per troppo tempo ha frenato il settore verde del Paese, criminalizzando (ingiustamente) i suoi protagonisti.

Germania canapa industriale

Canapa industriale in Germania: una miniera di opportunità

Nella legislazione tedesca, la clausola d'abuso era un meccanismo legale che permetteva alle autorità di limitare o vietare la coltivazione di canapa, anche per fini industriali, se ci fosse stato il sospetto che venisse utilizzata per scopi ricreativi e illegali.

Per via di questa clausola, sono stati diversi negli anni gli agricoltori presi di mira ingiustamente, anche se operavano nel pieno delle regole. Ma con la sua eliminazione, l'industria verde tedesca è pronta a fiorire.

"La canapa industriale offre molte opportunità per la nostra agricoltura: contiene pochissimo THC, non è esigente, richiede pochi pesticidi, fertilizzanti e acqua, migliora il suolo e offre un habitat per gli insetti", ha dichiarato il ministro dell'Alimentazione e dell'Agricoltura Cem Özdemir.

E come spiegato dal ministro, "Con le possibilità legali di accesso alla cannabis ricreativa offerte dalla legge sulla cannabis per consumo, l'abuso della canapa industriale a scopo ricreativo è praticamente escluso".

L'Italia torna indietro mentre il resto del mondo avanza

Con l'emendamento contenuto del ddl sicurezza, che vuole criminalizzare la canapa paragonandola ad uno stupefacente, il governo Meloni potrebbe radere al suolo l'intero settore verde italiano, creando dei danni al limite dell'inimmaginabile.

L'industria della canapa infatti, in Italia oggi conta 3mila aziende dagli oltre 15mila lavoratori, che per questioni puramente ideologiche vedrebbero i loro sforzi, tempo e investimenti sfumare via in un attimo.

Per fortuna però, non è ancora detta l'ultima parola. E le associazioni di settore, insieme a tutte le associazioni agricole nazionali, si sono già attivate per fermare questa pazzia.

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